All’universo non importa delle nostre vite. La mattina si fa sera, le stagioni si alternano incessantemente. Noi, nel frattempo, viviamo nell’indifferenza.
Ma come si fa a dare senso all’esistenza? Come si gioca con la vertigine che provoca questo senso di vuoto? Hervé Koubi ha la risposta: si danza. Meglio se insieme ad altre persone. Meglio ancora se queste persone sono diverse da noi e l’incontro, nel movimento, diventa melting pot.
Il coreografo franco-algerino arriva a Oriente Occidente con il suo nuovo lavoro: Sol Invictus, un pezzo generoso, di grande energia vitale, interpretato da diciassette danzatori in scena che arrivano da Europa, Brasile, Asia, Nord Africa, Stati Uniti. E superando i confini linguistici e culturali, ma anche quelli dei codici classici, della danza urbana e dell’acrobazia, offre una via d’uscita.
Cresciuto in un'atmosfera di silenzio, Koubi ha formato la sua compagnia come forum per sollevare domande. È uno sfogo, dice, “per condividere con il pubblico i temi che mi toccano”.