Il Rizoma biologicamente parlando è una ‘riserva’ sotterranea di alcune specie vegetali che permette il superamento di condizioni climatiche avverse. Filosoficamente parlando, seguendo il pensiero di Deleuze e Guattari, è la non linearità, la non gerarchica organizzazione dell’esistenza. Analiticamente parlando, seguendo invece Jung, è la natura invisibile della vita. Per Sharon Fridman coreografo israeliano trentaquattrenne, attivo dal 2006 in Spagna con una sua compagnia, è la dichiarazione di una necessità: dimostrare che la società può esistere in consonanza con i processi della natura.
Il suo Rizoma è un magniloquente happening per spazi aperti da rappresentare in particolari momenti del giorno (l’alba a Rovereto), che coinvolge una settantina di persone e una decina di musicisti. Gente volontaria che vuole sviluppare una relazione con la verità dei loro corpi, gente che sente di poter, insieme, in dieci giorni di creazione, essere una comunità. Una performance ecologica, fatti di soli corpi e voci. Dove non conta l’età o la preparazione tecnica alla danza, quanto il desiderio del singolo di connettersi con l’universo. Di respirare in sintonia con l’altro e la Natura. Nulla a che vedere con pratiche new age, si tratta molto più semplicemente di riscoprire nel tramite del corpo una connessione con la terra. Un profondo senso di comunione emerge anche in chi guarda questo incredibile momento in cui Fridman sembra mettere in scena le origini del mondo, una simbolica nascita che prende forma in ogni rizoma (biologicamente parlando). Ma oltre al germoglio di nuove forme c’è l’organizzazione libera delle linee nello spazio, in cui tutti i partecipanti condividono l’abilità di rigenerare e connettersi tra loro in geometrie sempre nuove. “Ci siamo orientati - spiega Sharon Fridman - a comprendere la definizione di rizoma come composizione orizzontale, ovvero senza un inizio e una fine, qualcosa che può dare vita e essere in grado di generare”.
Non resta che partecipare, per riscoprire questo giovane autore ‘impegnato’ cresciuto artisticamente nella Vertigo Dance Company, nutrito di contact-improvisation, fermamente convinto che la responsabilità di un artista oggi sia porre questioni sulle forme della società, per creare uno specchio che aiuti a sviluppare la capacità di comprendere meglio se stessi.