Nella cultura dominante, gli uomini che si lasciano andare a danze che coinvolgono i fianchi e il bacino sono considerati femminili, come se muovere queste parti del corpo fosse un affronto o una minaccia per una virilità costruita a tavolino.
Nadia Beugré, da sempre interessata alle questioni di genere, in L’Homme rare le affronta in modo diretto.
Sul palco ci sono cinque danzatori che si definiscono maschi. Indossano scarpe col tacco, mostrano il retro del loro corpo nudo, si muovono su una costruzione coreografica comune, basata sullo studio di danze urbane di tutto il mondo, che li unisce attraverso l’ondeggiare del loro bacino.
Partendo da un gioco che confonde la nostra percezione, la coreografa si interroga sugli atteggiamenti che pregiudizialmente definiscono le persone in un genere o nell’altro e mette il pubblico in una posizione voyeuristica dalla quale scrutare e giudicare.
Gli schiavi venivano valutati per la loro prestanza fisica, ma abbiamo davvero abbandonato lo sguardo mercantile sui corpi?
Tra le artiste contemporanee africane più celebrate a livello internazionale. I suoi simboli, le sue metafore sono decisamente vertiginose nella loro risonanza.
Lo spettacolo è incluso nell'abbonamento GENDER ISSUES