Una cultura del dialogo si basa essenzialmente sull’ascolto e sul rispetto reciproco. Rispetto che non vuol dire condivisione di tutto, ma relazione ed anche reciprocità di dissenso e critica. Il dialogo si fonda sulla diversità come valore nella convinzione che è nell’apertura all’altro che si trova e si costruisce anche il proprio Io, che si fonda sulla consapevolezza che oltre a quello che sono, a quello in cui credo, c’è sempre altro. Che deve essere lui a esporre la propria identità, poiché la massima offesa che possiamo recare all’altro è proporci di definire noi la sua identità. I dialoganti poi devono essere consapevoli che concetti come “verità”, “unicità”, ”assolutezza”, sia pure nella legittimità di una religione “universale” di richiamarsi a tutti i valori possibili, costituiscono, non solo una barriera invalicabile sulla via del dialogo, della convivenza pacifica, ma mortificano soprattutto il senso, anche spirituale, della fratellanza.