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Salvo Lombardo

Performer, coreografo, artista multimediale e curatore di progetti performativi, Salvo Lombardo negli anni ha portato avanti una ricerca cross-mediale integrando nella sua arte danza, teatro e arti visive. Molti suoi lavori e progetti di ricerca sono nati dalla collaborazione con numerosi festival, teatri , musei e spazi indipendenti in Italia e all’estero.

Tra il 2012 e il 2015 è co-direttore e regista di Clinica Mammut. Dal 2016 è direttore artistico della Compagnia Chiasma. Dal 2020 è tra i soci fondatori di Ostudio a Roma. Dal 2021 è direttore artistico di Interazioni - Festival (Roma).

Nel biennio 2021-2022 è selezionato per il progetto europeo MMDD_Micro and Macro Dramaturgies in Dance. Lo stesso anno entra nel network europeo BeSpectActive! per il quale realizza l’opera comunitaria Punctum. Nel 2022 è tra gli artisti del progetto May Town in Zetkin Park dello Schaubühne Lindenfels Leipzig (DE).

Nel 2023 collabora al progetto di ricerca Laboratorio Excelsior del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino.

Nel 1881 al Teatro alla Scala di Milano debutta il Gran Ballo Excelsior, uno dei balli italiani dell’Ottocento di maggior successo che, come dichiara il suo autore Luigi Manzotti, celebra la grandezza della civiltà contro l’oscurantismo che costringe i popoli: «Nelle tenebre del servaggio e dell’ignominia». Sono gli anni delle Esposizioni Universali dove vengono celebrate le conquiste del progresso, della rivoluzione industriale, dell’imperialismo coloniale e dell’affermazione del concetto di identità nazionale e del suo immaginario di riferimento. Date queste premesse Salvo Lombardo, guida della compagnia Chiasma, si interroga su quale è oggi l’eredità culturale di quell’idea di Occidente della fine del XIX secolo. Quali iconografie e quali immaginari del Gran Ballo Excelsior riemergono oggi, in forme apparentemente diverse, nelle rappresentazioni degli "altri", nel disegno dei corpi, e nella negoziazione delle relazioni tra Europa e "resto del mondo"? La pièce costruita da Lombardo non vuole essere un riallestimento del balletto, quanto piuttosto una sua ri-mediazione che si sofferma sugli immaginari stereotipici che il presente ripropone attraverso i suoi linguaggi, le sue raffigurazioni e i suoi media.

Questo nostro Excelsior non è dunque un re-enactment; è piuttosto un dispositivo scenico di ri-emergenze che messo in relazione con la sua matrice “utopica” procede in maniera “distopica” e non ordinata, come tu sottolinei. Pur riferendosi ad un oggetto del passato, non si compiace di quel sentimento di «retromania» che dilaga, oggi, tra le nostalgie di vecchi esercizi di potere e di “nuovi” ritorni all’ordine.

- Salvo Lombardo

salvolombardo.org