Paola Bianchi

Paola Bianchi, coreografa e danzatrice, è attiva sulla scena della danza contemporanea nazionale e internazionale a partire dalla fine degli anni ottanta. Collabora con personalità provenienti da mondi differenti: dalla musica alla videoarte, dalla scrittura al teatro.

La sua ricerca è intorno al corpo in movimento, del quale rivendica sempre il valore politico. Fa ampio uso di medium differenti, indagare la visione della coreografia per mezzo di altri linguaggi; tra essi il video che la porta a partecipare a molti festival dedicati alla videodanza.

Conduce laboratori di ricerca coreografica e tiene lezioni teoriche presso alcuni atenei italiani. Ha curato la direzione artistica di rassegne e festival.

Nel 2020 vince il Premio Rete critica 9 e ¾ con il progetto ELP. Nello stesso anno Clemente Tafuri e David Beronio (Teatro Akropolis) realizzano La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Paola Bianchi, progetto cinematografico che restituisce in forma di intervista il percorso artistico della coreografa.

OtherNess, prima tappa di una nuova fase del progetto ELP, parte con la raccolta di un archivio retinico-mnemonico multiculturale.

Paola Bianchi in residenza nel mese di ottobre 2020 a Oriente Occidente Studio, ha chiesto a un gruppo di persone provenienti da paesi stranieri quali fossero le immagini pubbliche impresse nella loro retina che anche dopo molto tempo continuano a essere vive nella memoria visiva. Immagini che hanno attraversato mari e terre per chilometri e chilometri, superando confini, luoghi e nazioni, custodite negli occhi, fissate nella memoria di esseri umani erranti – cosa hanno portato nel loro corpo?

OtherNess è il frutto di questa indagine. L’archivio retinico multiculturale che si è andato a comporre è diventato il punto di partenza di un processo di incarnazione di immagini entrate nel corpo della danzatrice deformandolo, scomponendolo, generando “stati del corpo”.

OtherNess è parte del progetto ELP che indaga la relazione tra parola e danza attraverso la trasmissione di archivi di posture.

Eliminare il proprio corpo significa sottrarsi all’imitazione ridicola del movimento ma non significa escludersi dal processo di creazione. Significa accettare altri corpi senza tentare di plasmarli a propria immagine e somiglianza, dare spazio a quei corpi accogliendone le diversità; significa spingere l’interprete a percepire il proprio corpo come unico, a individuare i punti in cui le forze interne al corpo si appoggiano, a sentire le pieghe in cui nasce il movimento, ogni movimento; significa aiutare l’interprete a riempire la forma di contenuto, a distruggere la forma per far sì che in ogni istante il corpo sia presente; non significa negare la propria autorialità ma la gerarchia di potere.

- Paola Bianchi

paolabianchi.com