PRIMA ASSOLUTA
COPRODUZIONE ORIENTE OCCIDENTE
Tra gli autori più vivaci e talentuosi nel novero di coreografi italiani poco più che trentenni, il pugliese Davide Valrosso ha un percorso artistico singolare alle spalle. Arrivato tardi alla danza, dai 16 anni brucia le tappe: dopo gli studi a Londra nella classicissima scuola dell’English National Ballet diviene danzatore di tecnica contemporanea e inizia a peregrinare per l’Italia e l’Europa come interprete professionista in prestigiose compagnie. La coreografia, confessa, “è stato un naturale sfogo all’insofferenza e irrequietezza dell’essere interprete per altri” e così dal 2014 diventa la sua attività principale, pur continuando a danzare in lavori di Virgilio Sieni e Fabrizio Favale. Coreografo associato al Festival Oriente Occidente, dopo i successi di Cosmopolitan Beauty, Icaro e We_Pop, Valrosso si appresta ora a concretizzare la sua prima commissione per il Balletto di Roma: uno spettacolo per otto danzatori della compagnia, liberamente ispirato al shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate. Valrosso dà origine alla storia fantastica e tenebrosa di coppie d’innamorati che si perdono e s’inseguono in un bosco labirintico, fatto d’insidie e seduzioni. Questa nuova creazione, riallacciandosi ai temi fondamentali della commedia del sommo poeta inglese, ne isola due in particolare: la magia e il sogno. Magia non è altro che l’amore, mentre il sogno è preponderante a tal punto che realtà e fantasia arrivano a confondersi, amplificando lo sguardo su un accadimento a-temporale. L’elemento onirico è reso dalla presenza di corpi vivi e impalpabili che danzando animano Puck, creatura irreale ma sempre presente che muove, a volte anche senza volerlo, i fili delle relazioni umane. In un alternarsi di duetti e movimenti corali, in bilico tra dimensione intima e collettiva, Sogno, una notte di mezza estate di Davide Valrosso mette in moto un migrare continuo dall’etereo al corporeo, invitando continuamente lo spettatore a ‘giocare di fantasia’. “In fondo – chiosa Valrosso – Shakespeare ci fa intuire quanto noi esseri umani siamo insignificanti di fronte a cose che non possiamo in alcun modo controllare. Possiamo tuttavia coltivare il senso trasformativo di questo caos fatto d’inganni, gelosie e tenerezze, accogliendo il potere che pensieri, parole e gesti hanno di farci abbandonare inesorabilmente alla bellezza”.
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