Coreografo e regista tra i più brillanti di ultima generazione, Marcos Morau, fondatore a Barcellona del collettivo La Veronal, ha mostrato uno stile sofisticato, deliziosamente illogico capace di catturare l’attenzione per arguzia e sensibilità. Visto a Oriente Occidente 2015 con Voronia, lo spettacolo in cui esplorava il male attraverso la metafora della grotta più profonda del mondo nel Caucaso occidentale, torna ora al Festival con Los pájaros muertos.
Ad affascinare questa volta l’artista valenciano è Pablo Picasso. Così parte dall’eponimo dipinto cubista del 1912 per entrare nella vita del grande pittore spagnolo. Un viaggio che muove dall’opera per giungere alle persone che Picasso ha incontrato nel corso della sua lunga vita durata oltre novant’anni e ai luoghi prediletti: dalla soleggiata Malaga ai cafés parigini, dalle atmosfere della Belle Époque al clima devastante delle due guerre mondiali e di quella civile spagnola. Nutrito di immagini visive sorprendenti, lo spettacolo concepito per spazi non teatrali testimonia una relazione intensa con il luogo che lo accoglie: in scena si recita e si danza, con professionisti e amatori selezionati di volta in volta in loco da Morau.
Gli “uccelli morti” sono dunque tutti quei personaggi che Picasso ha incontrato e che sono scomparsi prima di lui. Marilyn Monroe, Sigmund Freud, Adolf Hitler, Martin Luther King, Mahatma Gandhi sono citati nello spettacolo che, a detta dell’autore, “è un bombardamento di idee”. Perché se il dubbio sorge di come sia possibile raccontare Pablo Picasso in soli cinquanta minuti, Morau lo fugge senza esitazione in una battuta: “Picasso non è forse riuscito a raccontare una guerra in un quadro? È questo il merito dell’arte”.