Più di 40 eventi in nove giorni di Festival tra spettacoli e conferenze con artiste, artisti e compagnie provenienti da 15 diverse nazioni. Oriente Occidente, in scena a Rovereto tra il 30 agosto e il 7 settembre, conclude il suo viaggio nei Mediterranei con uno sguardo sempre più ampio, questa volta dedicato alle relazioni che si intrecciano e ai nuovi equilibri che si vanno costruendo: quale sguardo è necessario per guardare al mondo di oggi?
L’ultimo capitolo di Mediterranei non poteva che concentrarsi su ciò che attraversa e rende complesso questo spazio plurale, da sempre teatro di fiorenti incontri da un lato e di violenti scontri dall’altro. Le relazioni che si intrecciano in quello che nei nostri planisferi è posto al centro del mondo sono il focus su cui si è concentrata la programmazione del 44° Oriente Occidente Dance Festival, che non si sottrae ad affrontare i grandi temi di attualità e ancora una volta si rivolge all'Arte e agli artisti, alla loro capacità di abitare i confini, di proporre nuove visioni, di trovare nuove narrazioni.
Oriente Occidente anche quest’anno si nutre di pluralità e lascia spazio alla contraddizione, interrogandosi su temi come identità, appartenenza, riconoscimento, rappresentazione, voglia di riscatto, nuove utopie, mettendo in discussione i punti cardinali, il senso di centro e di marginalità, andando alla ricerca di quali relazioni oggi determinano gli equilibri. Esistono ancora un Nord e un Sud del mondo? Cosa significa oggi Occidente? Cosa rimane di queste definizioni? In un contesto in cui dividere le mappe in quattro parti appare riduttivo, quanto ancora sono impari le relazioni tra questi poli? Se disparità e diseguaglianze nella distribuzione delle risorse sono innegabili, provando a decolonizzare lo sguardo, quanta cultura, danza, arte, moda, tendenze, musica arriva da lontano subendo spesso processi di appropriazione?
Queste le domande che il capitolo finale di Mediterranei inviterà a farsi, attraverso spettacoli, performance, conferenze che sempre più sembrano invitare e invitarci ad assecondare un desiderio, ma anche un’urgenza, di relazione.
Il programma come sempre unirà grandi nomi della scena internazionale alla produzione italiana e a nuove tendenze dal mondo, e quest’anno si arricchisce anche grazie all'importante collaborazione con Asia-Europe Foundation (ASEF) per Asia-Europe Cultural Festival 2024 un vero e proprio Festival nel Festival, dedicato all’incontro tra i due continenti attraverso le arti.
Come ogni anno, il cuore della programmazione di Oriente Occidente Dance Festival è la danza internazionale: coreografi, coreografe e compagnie dal mondo che arricchiscono la proposta di una pluralità di sguardi.
Ad aprire la 44esima edizione di Oriente Occidente Dance Festival, il coreografo di origini senegalesi Amala Dianor con DUB, uno spettacolo nato nei sobborghi di molte città del mondo, durante il tour di un precedente lavoro. Dianor, affascinato dalle street culture, ha invitato sul palco undici giovani street dancer da Francia, Stati Uniti, Congo, India, Sudafrica, Costa d’Avorio, Italia, Gran Bretagna. I performer si alternano in assoli e sincronizzazioni su una scenografia che ricorda scorci metropolitani, celebrando i nuovi movimenti che rifiutano le categorizzazioni e rivendicano identità multiple (30 agosto, ore 20.30, Teatro Zandonai).
Di origini ruandesi, Dorothée Munyaneza torna a recuperare le sue radici 30 anni dopo il genocidio, lavorando con giovani artisti e artiste locali, per guardare al futuro di un Paese che oggi è in grande fermento creativo e che vuole sognare il domani sublimando, non dimenticando, il suo doloroso passato. Il lavoro porta il titolo di un albero che per la coreografa rappresenta un ricordo d’infanzia, una pianta curativa custode di storie lontane: umuko (1 settembre, ore 20.30, Teatro Zandonai).
Thomas Lebrun porta invece sul palco di Oriente Occidente il Centro America. Con Sous les fleurs, infatti, il coreografo francese ci invita a conoscere la comunità Muxes, nel sud del Messico, composta da persone che nascono maschi ma si sentono femmine, considerate un vero e proprio terzo genere che, seppur riconosciuto e libero di esprimersi, non ha diritto di sposarsi (5 settembre, ore 20.30, Teatro Zandonai).
Arriva dalla Francia, proprio come Lebrun, anche Leïla Ka, coreografa rivelazione 32enne, già interprete per Maguy Marin che, secondo il quotidiano Le Monde, è oggi la coreografa più presente nelle programmazioni francesi. Arriva a Oriente Occidente per la prima italiana di Maldonne, il suo nuovo lavoro in cui parla di donne: cinque interpreti sul palco vestiranno numerosi abiti mostrando quante possono essere le identità femminili e i modi per essere donna (4 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti).
A chiudere il Festival torna Sidi Larbi Cherkaoui, già a Oriente Occidente nel 2019. Il coreografo belga, artista associato al Sadler's Wells di Londra, presenta quest’anno Nomad, un lavoro che celebra il senso di comunità e l’amicizia, uniche vie di salvezza in un mondo che a volte somiglia a un deserto a cui sarebbe difficile sopravvivere in solitudine (7 settembre, ore 20.30, Teatro Zandonai).
Un incontro di culture e identità lontane tra loro è rappresentato in The Rite of Spring di Seeta Patel (3 settembre, ore 20.30, Teatro Zandonai). Lo spettacolo è parte di AECF - Asia Europe Cultural Festival 2024 e porta in scena la tradizionale Sagra della Primavera di Igor Stravinsky in una rilettura in chiave Bharatanātyam, danza classica tra le più diffuse in India, luogo delle origini della coreografa.
Oriente Occidente Dance Festival coltiva da sempre la possibilità di sostenere e programmare la danza italiana, intrecciando legami molto duraturi con alcune delle compagnie più riconosciute del panorama nazionale. Debutterà a Oriente Occidente la nuova produzione della Compagnia Abbondanza/Bertoni, che torna al Festival per vedere nascere Viro un duetto tra uomini - Cristian Cucco e Filippo Porro - che indaga l'identità maschile contemporanea (2 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti). Torna per la quarantaquattresima edizione anche Michela Lucenti con il suo Balletto Civile per un triplo appuntamento: Eclissi, l’ultimo lavoro della compagnia co-prodotto da Oriente Occidente che porterà in scena un gruppo di giovanissimi performer arriva a Rovereto in anteprima assoluta (6 settembre, ore 20.30, Auditorium Melotti). Il progetto prevede inoltre un lavoro di comunità che la compagnia porterà avanti nelle settimane precedenti al Festival e grazie al quale amanti della danza e del teatro saranno in scena al Festival per due interventi urbani, Del perdersi (5 settembre, ore 19, Urban City) e Del ritrovarsi (6 settembre, ore 18, ex Chiesa S. Osvaldo).
Arriva al Festival con una trilogia ispirata al lavoro di Pierpaolo Pasolini presentata in due diversi momenti, Aristide Rontini, coreografo sostenuto dal progetto Europe Beyond Access. Lampyris Noctiluca (2 settembre, ore 22, Mart) e Frammenti di infinito (5 settembre, ore 18, Teatro alla Cartiera), una co-produzione Oriente Occidente.
Prosegue il percorso dei due artisti associati a Oriente Occidente, che in questi anni hanno trovato casa a Oriente Occidente per i loro progetti e per le loro residenze. Carlo Massari, associato per un doppio biennio 2021-2024, sta trascorrendo a Rovereto periodi di residenza dilatati, portando avanti anche un progetto della sezione People con persone over 70. Al Festival debutta invece con la nuova produzione Strangers in the night (31 agosto, ore 21, Teatro alla Cartiera), interamente realizzata negli spazi di Oriente Occidente Studio, che combina realismo sociale a una scrittura tragicomica, invitandoci a riflettere sul presente e sul futuro prossimo attraverso uno humor nero e pungente.
Torna anche quest’anno Nicola Galli con la prima assoluta di Deserto tattile (3 settembre, ore 18, Teatro alla Cartiera) nuova creazione che unisce gesto, luce e suono facendo del deserto metafora di una condizione esistenziale.
Da molti anni ormai Oriente Occidente sposta lo spazio performativo anche fuori dai teatri invadendo spazi pubblici e sale espositive, nella ricerca costante di una prossimità sempre maggiore con la comunità.
Il programma all’aperto anticipa l’inizio del Festival grazie ai Risvegli di Pietro Marullo, momenti quotidiani all’insegna della consapevolezza del proprio corpo e del proprio respiro e della condivisione dell’inizio della giornata (dal 27 agosto al primo settembre, ore 7, Oriente Occidente Studio e/o parchi cittadini).
Per l’edizione numero 44 come per la precedente, la programmazione “off” rientra nel progetto Lungo le vie dell’Acqua, che vede il comune di Rovereto capofila di una rete composta anche dai comuni di Mantova e Cuneo come enti locali partner e ha per obiettivo l’attivazione nelle tre città di comunità educanti che si impegnino per la tutela dell’ambiente e per una gestione sostenibile dell’acqua in prospettiva glocal e inclusiva. L’attivismo - anche quello ecologista - non esisterebbe senza le sfumature dell’utopia, le stesse che ci ha insegnato Don Chisciotte, l’anti-eroe per eccellenza, che non si arrende a un mondo ingiusto. A raccontarci la sua storia in un personalissimo modo tra trampolieri, musica dal vivo e macchine teatrali, torna per le strade di Rovereto, stavolta con uno spettacolo itinerante, Teatro dei Venti (31 agosto, ore 18.30, centro di Rovereto).
Si muove tra danza e circo e sarà accompagnato da musica dal vivo Fortuna, di Piergiorgio Milano, che racconta la storia di un naufragio al contrario, da quando la barca giace sul fondo del mare a quando parte (4 settembre, ore 19, Piazzale Caduti sul Lavoro). Si intitola Naufraghi e affronta il tema da un altro punto di vista anche la performance firmata da Luciano Padovani di Naturalis Labor, che guarda al naufragio come fonte di trasformazione e cambiamento, che ne sogna un lieto fine (4 settembre, ore 22, Mart).
Tra le sale del Mart nasce il progetto D.Arte, una rinnovata collaborazione tra il Festival e il Museo che da spazio espositivo diventa ancora una volta palco di azione, ambiente sfaccettato, diversificato, interattivo. Stavolta a dare vita alla relazione tra le arti saranno Lucrezia Gabrieli, Francesca Bertolini, Sebastiano Moltrer, Morgana Furlani, performer e coreografe locali che per un intero pomeriggio interagiranno con gli spazi espositivi, le opere, il pubblico (7 settembre, ore 16, Mart).
Per la prima volta, Oriente Occidente arriva al MoM, spazio ex industriale rigenerato che ospiterà la residenza artistica parte di AECF - Asia Europe Cultural Festival 2024 che vedrà l’incontro tra Ashley Ho, Domenik Naue e Pietro Marullo. Gli artisti già lavorano insieme da sei mesi e porteranno a Oriente Occidente in prima nazionale Last portrait, un lavoro sulla perdita che fa incontrare diverse provenienze e identità tra Asia e Europa e intreccia testo, suono, danza e poesia visiva (31 agosto, ore 17 e ore 22, MoM).
Per la programmazione off, si aggiungono a questi gli appuntamenti già citati: Lampyris Noctiluca di Aristide Rontini al Mart e Del perdersi e Del Ritrovarsi di Balletto Civile all’Urban Center e alla ex Chiesa di S. Osvaldo.
Torna anche in questa 44esima edizione la musica a Oriente Occidente. Il primo tra i tre appuntamenti musicali in programma è parte della proposta di di AECF - Asia Europe Cultural Festival 2024 e propone l’incontro tra due collettivi artistici geograficamente lontani tra loro: Siong Leng e Tempo Reale con un progetto dal titolo Bridge che unisce l’elettronica contemporanea con il patrimonio immateriale in via di estinzione della musica popolare cinese tradizionale Nanyin, iscritta nella lista dell'UNESCO nel 2009 (1 settembre, ore 18.30, Mart)
Per l’ultimo fine settimana di Festival invece, in programma sia il dj set di Thybaud Monterisi, un percorso sonoro immersivo che seguirà e sarà in continuità con Eclissi, la performance di Balletto Civile, di cui Monterisi cura la parte sonora. Performer di grande presenza, vocalist e leader dei Mont Baud - elencati tra 100 nomi dell'anno della musica italiana del 2023 da rock.it - Thybaud Monterisi guiderà il pubblico verso l’incontro tra la musica elettronica auto-generativa e le diverse texture di strumenti ritmici come il tanbur persiano e il bodhran celtico (6 settembre, ore 20.30, Smart Lab). Infine, chiuderà l’intera programmazione del Festival, come già accaduto negli ultimi due anni, il concerto al Giardino delle Sculture del Mart che quest’anno ospiterà la band Pacha Kama, un mix italo-argentino che trasformerà la serata conclusiva del Festival in una vera e propria festa latina al ritmo di Cumbia (7 settembre, Giardino delle Sculture del Mart, ore 22.30).
Due eventi speciali si aggiungono alla programmazione, entrambi in cartellone per Asia-Europe Cultural Festival 2024, il festival nel festival che quest’anno si realizza grazie alla partnership con ASEF. Il primo, realizzato in collaborazione con il Muse di Trento, prevede un laboratorio per persone curiose e interessate ai temi della sostenibilità e del recupero di materiali che contribuiranno alla realizzazione di un’installazione artistica interattiva. Dopo aver viaggiato per più di 20 Paesi nel mondo, arriva per la prima volta in Italia Biomodd [TTO15], progetto artistico del collettivo SEADS (Space Ecologies Art and Design), a Trento curato da Amy Holt e Diego Maranan. La ricerca si concentra sulle nuove relazioni possibili tra natura e tecnologia e dal 2007, il progetto si muove tra diverse culture del mondo e si relaziona con le comunità locali per la creazione di installazioni sempre inedite. Dal workshop prende vita un’opera che rimarrà esposta negli spazi del Muse, con la quale il pubblico potrà interagire giocando con i videogame sui computer che “vivranno” grazie agli organismi viventi. Il workshop si terrà negli spazi del Muse tra il 28 e il 31 agosto, la possibilità di iscriversi sarà aperta con una open call il prossimo 19 giugno. L’opening dell’installazione è in calendario per il primo settembre alle ore 11, seguita da una tavola rotonda dal titolo BREAKING BOUNDARIES: Ripensare l’arte, la tecnologia e la sostenibilità per il futuro, in cui saranno coinvolti artisti ed esperti da tutta Europa.
Negli spazi della Biblioteca Civica G.Tartarotti invece prende vita la mostra di video arte Sound of X, un progetto coadiuvato da Goethe Institut che coinvolge numerosi artisti tra Europa e Asia, invitati a catturare in un breve video, senza parole, i rumori della loro città natale, solo sulla base dei suoni e dell'acustica locale, condensati in un'opera musicale. Ne risulta una condivisione di esperienza sonora tra artisti, una serie di video-installazioni realizzate inizialmente nelle città svuotate dalla pandemia del 2020, e arricchita poi da contributi artistici provenienti da tutto il mondo.
Come ogni anno, la programmazione artistica è affiancata da un ciclo di conferenze e talk che arricchisce la proposta culturale di Oriente Occidente e che attraversa le stesse tematiche affrontate sui palchi dei teatri in forma di approfondimento.
Anche il ciclo Linguaggi ruota intorno alle relazioni e la scelta è stata anche di metodo, oltre che di contenuto. La proposta è infatti costruita di sette appuntamenti in forma di dialogo tra due o più ospiti, che possano portare esperienze e punti di vista diversi garantendo, ancora una volta, quello sguardo plurale sulle cose e coltivando quella necessità di relazione che appare ormai più che mai urgente e che rappresenta il filo rosso dell’intera 44esima edizione del Festival.
In un mondo che oggi si ritrova con la necessità di ridefinire costantemente la sua identità, tra vecchie potenze sempre meno centrali e periferie emergenti sempre meno laterali, si avverte la necessità di dialoghi costruttivi, più che contrapposti, che a partire dal desiderio comune di trovare nuovi modi per abitare il mondo e gli intrecci che lo determinano, mettano in discussione i significati di centro e periferia, ragionando su come queste parole cambiano, ripulendo lo sguardo da pregiudizi.
In questo ciclo di Linguaggi si parlerà di migrazioni con il giornalista de Il Post Luca Misculin in dialogo con Abdelfetah Mohamed, presidente di Sos Mediterranée. Si guarderà al “mondo senza centro” a fronte di un “tramonto dell’America” con Fabrizio Maronta. Si aprirà il capitolo dei femminismi e dei loro molti colori con Jennifer Guerra e Anna Maria Gehnyei (aka Karima 2G). Si affronterà il conflitto israeliano-palestinese con Nello Scavo, inviato di guerra di Avvenire e Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante e delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo. Si conoscerà una comunità del Messico – Muxes - protagonista di uno degli spettacoli in programma, oltre che del film breve di Ivan Olita che verrà proiettato e introdotto dal coreografo Thomas Lebrun in dialogo con l’antropologa esperta di questioni di genere Maria Carolina Vesce. Ci si avvicinerà alle seconde generazioni, ai nuovi italiani che hanno molto da dire e che trovano modi per farlo anche nella musica con Lina Simons e Tommy Kuti. Infine si proverà a guardare al mondo della cultura e a quale ruolo può assumere in termini di trasformazione con la ricercatrice Anna Chiara Cimoli, il presidente di ICOM Michele Lanzinger, Cristina Alga del Museo Mare Memoria Viva di Palermo, Emanuela Zilio di Viso a Viso - Cooperativa di comunità. Quest’ultimo appuntamento è organizzato in collaborazione e con il sostegno di TSM - Trentino School of Management. Sei degli appuntamenti di Linguaggi si tengono alla Sala Conferenze del Mart, il dialogo tra Lina Simons e Tommy Kuti sarà invece negli spazi di SmartLab.