La temperatura media globale è attualmente 1,1 gradi superiore rispetto al periodo preindustriale. Le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas serra, hanno portato ad un incremento che è stato più veloce dal 1970 ad oggi che in ogni altro periodo storico studiato.
Il livello del mare dal 1971 ad oggi ha subito un’accelerazione passando da 1,3 a 3,7 millimetri l’anno.
Abbiamo visto e registrato un aumento degli eventi meteorologici estremi: onde di calore, bombe d’acqua, alluvioni, siccità, frane, cicloni tropicali.
La fonte di questi dati è il rapporto dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), AR6 Synthesis Report – Climate Change 2023, che dimostra come rispettare l’obiettivo posto dalle Nazioni Unite di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C diventa sempre più una corsa contro il tempo.
Al contempo un'indicazione dell'Ipcc prevale su tutte: le soluzioni scientifiche e tecnologiche per ridurre le emissioni di gas serra sono già disponibili, bisogna solo applicarle.
Ma perché è così difficile farlo?
«Quello che fa la differenza è la volontà di ciascuno di noi di affrontare la sfida e la volontà dipende dalla narrazione, da come noi affrontiamo il mondo, da come questi dati e questi numeri che abbiamo li inseriamo nella nostra soggettività e nella nostra decisione di agire». Sostiene Sara Segantin, scrittrice e narratrice scientifica, tra le fondatrici di Fridays For Future in Italia: «Da comunicatrici e comunicatori abbiamo il compito di costruire una retorica che unisca invece che dividere, che parla di possibilità e opportunità invece di sacrificio e frustrazione, di un mondo più giusto e più equo che possiamo costruire insieme e che quindi stimoli le persone a vedere il cambiamento come un'opportunità di stare meglio».
Non così lontano da quello di Segantin, anche il punto di vista di Gaia Vince, scienziata, ricercatrice onoraria al University College London e giornalista scientifica che nel suo libro "Il secolo nomade. Come sopravvivere al disastro climatico" afferma chiaramente che il cambiamento interessa tutti e tutte e vede nell'adattamento l'unica soluzione al grande sconvolgimento che trasformerà noi e il pianeta che viviamo.
Assecondare il cambiamento è anche la chiave di lettura che propone Laura Canali, cartografa dell'importante rivista di geopolitica Limes: «Spesso si sente dire frasi come: “per contrastare i cambiamenti climatici bisogna piantare migliaia di alberi...” ecco, dovremmo fare un passo indietro - afferma - e utilizzare un altro verbo al posto di contrastare perché il più adatto è “assecondare”. Possiamo assecondare il cambiamento climatico piantando alberi, ma che abbiano la possibilità di sopravvivere a temperature alte e a siccità prolungata o che abbiano chiome per creare una maggiore ombra».
Sara Segantin, Gaia Vince e Laura Canali sono nel programma del ciclo di conferenze Linguaggi della 43esima edizione di Oriente Occidente Dance Festival per discutere, approfondire, interrogarsi e offrire le loro visioni sulla grande questione ambientale che attanaglia il nostro tempo.